FERMO – È raro che un libro porti così lontano. Soprattutto se si tratta di un romanzo edito da una piccola casa editrice e che affronta un tema che rischia di apparire, nel clima generale che attraversa l’Europa, un po’ controcorrente. “La prima goccia” o “The first drop” nella sua versione inglese, edito da Zefiro, racconta una storia di inclusione, accoglienza, speranza dopo l’esperienza drammatica della fuga dalla dittatura e dalla miseria di un ragazzo africano, Musa Darboe.
Grazie al libro che racconta la sua vita, scritto a quattro mani con Francesco Moglianesi, l’autore ha compiuto un piccolo miracolo: ha portato un pezzetto di Marche in Gambia, nel gennaio 2023, e la scorsa settimana in Svezia, dove ora egli vive e lavora.
«Dopo la presentazione del libro a Manduar, nel mio villaggio d’origine – sottolinea Darboe – siamo riusciti a organizzare la chiusura del cerchio a Stoccolma grazie alla collaborazione con la Folkuniversitetet, l’associazione Caravaggio e la cooperativa Agorà. Di nuovo la Compagnia del Libro, composta dallo scrittore Francesco Moglianesi, dall’editore Carlo Pagliacci, dal presidente della Fattoria Sociale Montepacini Marco Marchetti, da Elisabetta Baldassarri, volontaria nella struttura di accoglienza al mio arrivo in Italia, e da altri amici veri quali Mario Filiaggi e Danilo Splendiani, ha voluto seguirmi in Svezia per questa iniziativa, esattamente dove si conclude la storia raccontata nel romanzo».
Sabato scorso, la Folkuniversitetet di Stoccolma ha, dunque, fatto da splendida cornice all’incontro con gli autori, coadiuvato dall’ottima conduzione di Rosaria Galanti e dalle note della Kora, tipico strumento gambiano. «Mi commuovo al pensiero che il libro sia riuscito a percorrere l’intero cammino esistenziale di Musa. Sono fiero di ciò che abbiamo realizzato insieme» ha concluso Moglianesi davanti a una platea di emigranti italiani che hanno potuto riscoprire un’Italia generosa, solidale, accogliente, autentica, diversa da quella che troppo spesso si racconta.