FERMO – Dal seno “magico” della Venere di Willendorf, tra le prime rappresentazioni risalente a circa 25 mila anni a.c., a quello “perfetto” di Paolina Borghese o della Venere di Milo, dal seno delle atlete dei mosaici di Piazza Armerina ad Enna a quello delle Madonne del latte. Nei secoli l’arte lo ha rappresentato in modi diversi, tanti quanti sono i simboli che ha incarnato: femminilità, maternità, bellezza, seduzione.
Il 23 ottobre a Fermo presso il Palazzo Romani Adami la professoressa Alessandra Sollini ha offerto un interessante viaggio, dedicato al seno nell’arte, alla scoperta delle più suggestive opere di grandi maestri come Canova, Leonardo, Caravaggio e Picasso, mostrando come la raffigurazione del corpo femminile si sia modificata nei secoli. Tanti corpi, tutti diversi… e in questa diversità si ritrovano le donne che affrontato il percorso della malattia e che vivono il cambiamento del proprio aspetto non sempre facile da accettare. Ecco che l’arte, e la bellezza che esprime, può generare energia positivi e essere un’occasione di riflessione.
Con questa idea – e lo slogan “ogni donna, in ogni epoca, è un capolavoro da celebrare…” – è stata promossa la serata, molto partecipata, nell’ambito delle iniziative dell’ “Ottobre Rosa” dedicato alla prevenzione del tumore al seno, dall’associazione fermana Infinitae che festeggia in questo mese anche il primo anno di attività. Ad introdurre la serata il dottor Luigi Acito che voluto ricordare l’importanza dell’attività fisica.
«Un grazie infinito alle Infinitae perché siete la testimonianza concreta che occorre fare attività fisica. L’associazione, che è nata con l’obiettivo di sostenere le donne operate di tumore al seno principalmente attraverso lo sport (ma non solo), ha infatti dato vita a due progetti specifici: una squadra di Dragon Boat e attività di Nordic Walking». Dalla presidente dell’associazione Rachele Zeppili l’invito alla prevenzione, che consente di «incontrare prima possibile il tumore» e intervenire: «amare il proprio seno, toccarlo e guardarlo» è il modo giusto per farlo.