CGIL – Boom di appalti nelle Marche. Nel 2023, sono stati realizzati ben 171.673 appalti nella regione per un importo complessivo di 7.778.158.484 euro; nel 2022 erano stati 156.750 per un valore complessivo di 6.050.363.243 euro. Un grande exploit , legato, senza dubbio, al Pnrr, alla ricostruzione post sisma e alle ingenti opere infrastrutturali in esecuzione.
Ancona è la città che ha registrato il maggior numero di appalti con 66.721 per un valore di 5.268.125.217 euro; seguono Macerata con 45.881 appalti per una somma complessiva di 878.542.520 euro, Pesaro e Urbino con 33.228 appalti per un valore complessivo di 841.449.475 euro. L’elenco prosegue con Ascoli Piceno dove sono stati realizzati 18.576 appalti per un valore complessivo di 545.952.776 e infine Fermo con 7.267 appalti per un valore complessivo di 7.778.158.484 euro.
E’ questo il quadro che emerge nelle Marche sulla situazione degli appalti, sulla base dei dati Anac, elaborati dall’Ires Cgil Marche.
«Siamo una regione con tanti cantieri – fa sapere Daniele Boccetti, segretario regionale Cgil Marche – ; la ricostruzione post sisma è tra i motivi principali e, per questo, come sindacato teniamo alta l’attenzione , tra l’altro, anche sollecitando la Regione per un confronto. Abbiamo chiesto a più riprese il rinnovo del protocollo scaduto da anni senza ricevere alcuna risposta».
Ora poi la situazione rischia di peggiorare. Attacca Boccetti: «Le proposte del Governo per modificare il codice degli appalti, in discussione in questi giorni al Parlamento, ridurranno trasparenza e legalità ma soprattutto tutele e diritti di tanti lavoratori». Le modifiche infatti riguardano la possibilità di ampliare il ricorso a subappalti, abrogare il rating di legalità e applicare più contratti con meno tutele e salari più bassi, in base alla dimensione giuridica dell’impresa. «Tutto questo non si può accettare – conclude Boccetti -, ecco perché chiediamo a tutte le forze politiche e a tutte le associazioni datoriali e alle istituzioni locali, di far sentire la propria voce affinchè il Governo ritiri queste modifiche».