Piano assunzioni Ast Fermo, Fp Cgil: «Così non basta»

FERMO – «Lo avevamo detto qualche giorno fa, commentando l’atto aziendale dell’Ast di Fermo, che tutte le valutazioni sarebbero state inevitabilmente subordinate alla reale possibilità di avere a disposizione il personale necessario a garantire i servizi. Ora che conosciamo il piano di fabbisogno per l’anno 2025, non possiamo nascondere certo l’amarezza nel leggere i numeri, che ci trasmettono nitidamente l’idea del gioco delle tre carte: inserisco 13 oss ma tolgo 13 infermieri, e il risultato, purtroppo, non cambia». È questo quello che scrive Fp Cgil Fermo.

«Da mesi, gli esponenti del governo, a tutti i livelli, sbandieravano come certa la cancellazione del tetto di spesa per il personale a partire dal 2025, condizione fondamentale – insieme allo stanziamento delle risorse – per garantire realmente al sistema di dotarsi di tutte le figure necessarie a farlo funzionare. Il tetto non è stato cancellato, è arrivato invece solo un aumento dello stesso, che ha visto Fermo ottenere l’incremento percentuale più alto, ma che, nella pratica, si tramuta in un bacino di possibilità assunzionali quantificabile tra le 20 e le 30 teste, a seconda delle figure – continua la nota -. Troppo poco per un territorio che ha appena inaugurato un nuovo ospedale su cui tanto si sono concentrate le attenzioni politiche, che a questo punto  – se investimenti futuri non ci smentiranno – erano forse attenzioni esclusivamente mediatiche. Troppo poco per chi sconta un gap storico e difficile da colmare, che si traduce, numericamente, in una figura del personale sanitario ogni 185 abitanti a fronte di 1 ogni 163 del territorio ascolano o 1 ogni 155 del maceratese, e sostanzialmente in un’offerta qualitativamente sempre meno adeguata, poiché garantita appunto da operatrici e operatori numericamente insufficienti, spesso precari, che saltano ferie e riposi e che si interfacciano con un’utenza sempre più esasperata».

«Non stupisce dunque il fenomeno, in aumento qui come altrove, delle sempre più frequenti dimissioni di professionisti che abbandonano il sistema sanitario nazionale perché, a queste condizioni, non vogliono più lavorare – concludono -. E’ ora di dirlo chiaramente, serve un’assunzione di responsabilità. Serve un tavolo provinciale di confronto, permanente, sull’organizzazione del sistema sanitario locale».