PORTO SAN GIORGIO – Quanto la M&G Scuola Pallavolo tenga a essere un riferimento per l’intero territorio è oramai assodato, e, a ulteriore conferma, abbiamo più volte raccontato anche il modo in cui la Yuasa Battery, che della galassia M&G è la punta dell’iceberg, si sia spesa per essere testimonianza concreta e prestigiosa di questa volontà. Un impegno che nel tempo si è concretizzato lungo molte direzioni, e, tra queste, due in particolare: le scuole e il sociale (in questi ultimi anni molte sono state le esperienze, i progetti, i legami intessuti).
Dentro tale cornice si colloca l’incontro con la comunità La Rugiada di Servigliano, che si è svolto mercoledì 9 Aprile, nel pomeriggio, al PalaSavelli di Porto San Giorgio, prima e durante l’allenamento della Yuasa Battery.
La struttura residenziale riabilitativa “La Rugiada” di Servigliano è un punto di riferimento per persone che vivono situazioni di svantaggio psichico, che si trovano ad affrontare le difficoltà di un rinserimento sociale. La struttura si occupa di pazienti di età compresa tra i 18 e i 50 anni, è aperta 24h su 24h, tutto l’anno, e può offrire un tetto ad un massimo di 10 ospiti. Lo scopo è quello di permettere a queste persone di riappropriarsi della dimensione spazio-temporale giornaliera, di recuperare le abilità di base, ritrovando la motivazione nel fare, riavvicinandosi ai diversi aspetti di sé. Proprio a questa attenzione “in uscita”, affinché ragazze e ragazzi della struttura possano vivere momenti fuori dalla loro residenza giornaliera e “altri” dalla loro quotidianità ordinaria, nasce l’interesse a incontrare i campioni della Yuasa Battery. Un primo contatto era avvenuto in occasione della gara interna di regular season con la Sir Safety Perugia, alla quale qualcuno dei ragazzi e delle ragazze erano stati accolti e ospitati tra il pubblico. Questa volta è stato diverso e più intimo.
Massimiliano Ortenzi, Marco Cubito e Andrea Marchiso hanno infatti accolto al Palas le persone della comunità e i loro operatori e ne è nato un dialogo a tutto tondo, per più di mezz’ora, molto intenso e sincero, fatto di domande senza peli sulla lingua e di risposte cariche di senso, arricchite da qualche aneddoto curioso. Cosa vuol dire essere una squadra? Cosa significa affrontare una difficoltà, un infortunio, un imprevisto? Quali sono stati i pensieri se e quando è capitato di dire “basta, non riesco più, voglio smettere”? Sentirsi famiglia, generare fiducia e affidamento reciproci, pensarsi per un’intera stagione come le persone più importanti alle quali dedicare il meglio. E poi qualche risata, nel condividere, da parte di uno dei ragazzi della struttura, il ricordo poco piacevole dell’aver provato a fare il libero da ragazzo, assediato dai palloni da tutte le parti, e, da parte di uno dei migliori liberi della Superlega quest’anno, il ricordo di come è iniziata la sua carriera pallavolistica (chiedete ai Salesiani o, più facile, chiedetelo direttamente ad Andrea Marchisio). Così come la sorpresa di ritrovarsi compaesani o addirittura dello stesso rione da parte di alcuni ragazzi della comunità e dell’ormai serviglianese d’adozione Marco Cubito.
Lasciati poi giocatori e mister al loro dovere di campo, operatori, ragazze e ragazzi si sono trattenuti a vedere l’allenamento della Yuasa Battery per un’altra oretta circa.
Poteva sembrare un incontro tra due mondi molto distanti e invece è diventata l’occasione di dialogo tra due modi molto simili di pensarsi promotori del bene di un territorio, che, trovandosi insieme e dedicandosi del tempo, hanno in fondo compreso quanto poco serve anche per farsi del bene reciprocamente.