FERMO – «Abbiamo preso atto dell’accordo sperimentale tra l’Azienda di Fermo e alcune organizzazioni sindacali della medicina convenzionata sulle modalità di gestione del servizio di continuità assistenziale e dell’ambulatorio di continuità dell’assistenza in fascia montana, proposto dal direttore generale dell’Ast di Fermo dottor Roberto Grinta. Ribadiamo fermamente la nostra non adesione all’accordo, confermando le perplessità peraltro verbalmente espresse durante l’ultimo incontro del Comitato Ast di Fermo della Medicina Generale». Così Alessandra Moraca, segretario regionale Smi Marche e Fabiola Fini rappresentante SMI MMG Ast di Fermo e vice segretario Nazionale SMI, rendono pubblica la lettera inviata al direttore Ast di Fermo, Roberto Grinta e al direttore Ufficio Convenzione Ast Fermo, Paolo Bottazzi.
«Il Sindacato medici italiani prende le distanze con quanto proposto – affermano Moraca e Fini- perché ciò determinerebbe una modifica del PPIT (“Punto di Primo intervento Territoriale) di Amandola in PAT (Programma delle attività territoriali) h 24 gestito dalla medicina generale o per meglio dire dalla continuità assistenziale (ex guardia Medica), tutto questo porterebbe a un problema per l’adeguata copertura dell’assistenza domiciliare dei pazienti, poiché il medico di Continuità Assistenziale sarà impiegato nella gestione del PAT di Amandola».
«Nel 2022, già lo Smi non aveva siglato lo schema d’ accordo proposto dalla Regione in merito alle “misure straordinarie per garantire la continuità assistenziale” perché non le ritenne adeguate sia alla professionalità del personale medico operante in tale ambito, sia alla cura e alla sicurezza dei pazienti. Da allora – continuano Moraca e Fini- nulla è stato fatto per rilanciare il sistema con le risorse presenti sia a livello regionale che nell’Ast di Fermo come peraltro faceva supporre la caratterizzazione di temporaneità del provvedimento proposto. Infatti lo stesso dottor Grinta ha ribadito che la Ast di Fermo registra numerose carenze di medici convenzionati della Continuità Assistenziale e dell’emergenza sanitaria territoriale, ed è lo stesso direttore che si trova in difficoltà nel periodo delle ferie quando le carenze si evidenziano di più. Questa riorganizzazione, prevista dall’accordo, determinerà inevitabilmente un carico di lavoro più elevato per i colleghi del 118, già in carenza di personale con grandi difficoltà a ricoprire i turni, che verranno attivati con maggiore frequenza. Il nuovo accordo della Ast di Fermo , inoltre, è stato elaborato senza una consultazione preventiva dei sindacati della dirigenza che rappresentano i medici 118 che ricordiamo essere nell’Ast di Fermo prevalentemente dirigenti medici».
Moraca e Fini chiedono, per queste ragioni, «chiarimenti sulla disposizione che recita: “la Uos Assistenza primaria effettuerà continue e tempestive informative al presidio di Amandola e alla Potes 118 in merito alla copertura dei turni dell’ambulatorio di continuità dell’assistenza presso l’ambulatorio di Continuità Assistenziale di Amandola per l’attivazione delle necessarie misure organizzative”, queste informative verranno attuate da chi e con quali modalità? Questo è un dato da chiarire nell’immediato».
«Vorremmo, poi, che fosse prioritariamente chiarito di chi è la responsabilità dell’organizzazione. È in capo al distretto ed alla Uos Assistenza Primaria? Per questo sono stati informati il Dipartimento di Emergenza, e quindi il 118 ed il PS? Dall’accodo, inoltre non si evince quante e quali saranno le risorse disponibili ad effettuare la turnazione proposta nel neo designato PAT di Amandola» incalzano.
«Il Sindacato medici italiani ha evidenziato già da tempo la mancanza di una reale volontà di effettuare una riorganizzazione strutturale dell’emergenza territoriale riguardo alle carenze esistenti e nonostante ciò “usata impropriamente” come sistema tappabuchi. Riteniamo che l’accordo sia carente e impreciso in più punti; pertanto non concordiamo con la sottoscrizione e chiediamo chiarimenti in merito a queste decisioni che non possono essere prese pochi giorni prima dell’inizio delle ferie, in quanto potrebbero essere superficiali e poco efficaci a garanzia di un buon servizio di risposta alle domande di necessità sanitaria di questa azienda. Se non si progetta da subito il riordino del sistema dell’emergenza a livello aziendale e regionale con una reale soluzione dei problemi del sistema, ci potremmo trovare a breve di fronte a nuove distorsioni della realtà sanitaria dell’emergenza che potrebbero inficiare la salvaguardia e la tutela della salute dei cittadini non solo della zona montana ma di tutto il fermano e della regione Marche»- concludono.