‘Disegnare il futuro di Falerone a partire dalla sua comunità’, un progetto per nuove opportunità di ripresa

FALERONE – La lunga fase della ricostruzione dal terremoto del 2016/2017 vede la comunità di Falerone impegnata, a fianco dell’Amministrazione comunale, nella ricerca di nuove opportunità di ripresa. Tra i nodi centrali da sciogliere sono le opportunità lavorative e le infrastrutture.

La lunga sequenza di summer school che Falerone ha ospitato negli ultimi anni, promosse dall’Università Politecnica delle Marche, ha dimostrato il potere attrattivo dei nostri luoghi e offerto idee per un futuro più sostenibile della città.
Tra i contatti stabiliti c’è quello con la Fondazione Tailandese Mae Fah Luang, che ci invita a conoscere un’esperienza di grande successo di rivitalizzazione di comunità soggette all’abbandono.

‘Disegnare il futuro di Falerone a partire dalla sua comunità’ è un progetto promosso dal Dipartimento di Ingegneria Civile Edile e Architettura dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona e dalla Fondazione Mae Fah Luang. Il progetto è finalizzato alla ricerca di strategie per la rivitalizzazione sociale, economica e culturale di Falerone sulla base del modello vincente condotto nelle comunità del nord della Tailandia. Ripartire dai valori e dalle potenzialità offerte dal nostro territorio in un contesto internazionale potrebbe trasformare Falerone in una città-laboratorio della ricostruzione sociale, prima ancora che fisica.

Nei prossimi giorni il dottor Alessandro Calvani, consulente senior della Mae Fah Luang Foundation e la ricercatrice tailandese dott.ssa Nussara Intaraboonsom, che da alcune settimane sta svolgendo un’analisi della realtà locale, saranno a Falerone per confrontarsi con la Comunità di Patrimonio e l’Amministrazione Comunale, in preparazione di un convegno che vedrà la presenza delle autorità regionali, degli stakeholder e del commissario Castelli, dove saranno resi noti i risultati e le proposte di linee di azione future.

Sarà presente il professor Antonello Alici, Università Politecnica delle Marche, responsabile scientifico del progetto.