MONTEGIORGIO – È di poche ore fa la notizia della vittoria della montegiorgese Laura Marziali ai Factanza Awards a cura della media company Factanza, avvenuta durante la cerimonia di premiazione ieri sera al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo Da Vinci a Milano.
Laura Marziali, presidente dell’Organizzazione di Volontariato C’è Tempo OdV che si occupa di oncologia e diritti delle persone che hanno il cancro, era risultata, qualche settimana, tra le finaliste e i finalisti della categoria “Humans Award”, un riconoscimento nato per chi utilizza gli strumenti digitali per rappresentare e valorizzare le diversità. Ieri sera è arrivata la vittoria durante una serata ricca di emozioni e momenti di riflessione.
Ecco le parole di Laura Marziali, premiata dal giornalista e conduttore televisivo Marco Carrara: «Aver vissuto il cancro quando avevo 28 anni mi ha fatto capire che la patologia oncologia, la malattia in generale, la condizione di fragilità e vulnerabilità e poi la condizione di disabilità visibile o invisibile causate dal cancro non sono soltanto le condizioni che una persona vive attraverso il proprio corpo ma diventano sociali, collettive e politiche. La malattia in qualche modo investe tutta la società e tutti gli ambiti della nostra vita. Mi sono detta che ci sono tante persone che non hanno voce, altre che non possono più averla e tante invece che vogliono gridare forte. Prendo coraggio e urlo, urlo per tutte le persone. E poi c’è una cosa che mi piacerebbe dire: diversità è una parola che deriva dal latino e significa “allontanarsi, guardare oltre”, io vi prego di non voltarvi dall’altra parte, guardateci per come siamo e per ciò che siamo, sempre».
«Questo premio – si legge dai suoi social – è dedicato ad ogni persona che è stata male o sta male, ad ogni persona che vive o ha vissuto il cancro e sa quanta complessità personale e sociale la malattia porta. Questo riconoscimento è per chi si sente invisibile ed invisibilizzat*, per chi ogni giorno ha paura, per chi vive la solitudine anche dopo la frase “va tutto bene”, per chi vive la complessità del “dopo”, per chi nel corpo non si riconosce più e deve fare il triplo dello sforzo, per chi non c’è più e per chi resta nel dolore più profondo.
A noi – continua l’attivista – che siamo qui e stiamo costruendo un movimento meraviglioso per essere persone guardate e viste. Persone che hanno diritti e che sono stanche della discriminazione e della marginalizzazione. Il mio corpo è stato un mezzo, ieri sera, per portare sul palco tutt* noi. Vi sento, forte e chiaro».