Porto Sant’Elpidio, chiusura Centro del riuso. Pasquali: «Una mancanza nei confronti delle fasce deboli»

PORTO SANT’ELPIDIO – «Dal 9 marzo il Centro del riuso della nostra città è chiuso. L’avviso è stato fatto tramite cartelli esposti ai cancelli d’ingresso e a tutt’oggi non è dato sapere quando il servizio sarà ripristinato.» Inizia così il comunicato stampa in cui la consigliera comunale PD Annalinda Pasquali dice la sua al riguardo.

«La chiusura del centro è stata disposta dall’amministrazione senza dare pubblicità alla interruzione del servizio e, soprattutto, senza alcuna spiegazione, creando un disservizio alla comunità. A seguito della richiesta di informazioni tramite social di una cittadina il vicesindaco, dichiarando di rispondere “per competenza”, ha scritto che il centro è stato chiuso “per l’assenza di un regolamento”.
Innanzi tutto – prosegue Pasquali – vorrei capire perché è persona competente lui con delega i lavori pubblici, al decoro e alla protezione civile e non l‘assessora all’ambiente Maria Laura Bracalente, rientrando i Centri del riuso nel recupero e riciclo dei rifiuti, appunto materia ambientale. In secondo luogo il vicesindaco ha dichiarato che la chiusura è stata disposta per l’assenza di un regolamento, quando, invece, esisteva un disciplinare che regolamentava il conferimento e il prelievo di beni dal centro stesso, disciplinare che differiva di poco dal regolamento approvato nel Consiglio comunale del 29 aprile scorso. Inoltre, dall’approvazione del regolamento con immediata eseguibilità nulla è stato fatto per una manifestazione d’interesse pubblico per la gestione del Centro».

«Se da una parte può essere comprensibile un qualche ritardo, essendo l’ufficio ambiente sottodotato di personale per una città di oltre 26.000 abitanti come la nostra, dall’altro non vi è alcuna motivazione circa la chiusura. Se la questione è la gestione del centro e l’amministrazione non ha giudicato soddisfacente l’operato della Protezione Civile, finora assegnataria del servizio, forse doveva risolvere intramoenia la questione, avanzando nuove richieste e proposte, ma sempre mantenendo aperto il centro. Non esiste – si legge ancora- che un servizio pubblico già disciplinato venga chiuso in attesa di un nuovo regolamento. È come se si fosse interrotto il servizio di raccolta di rifiuti e spazzamento alla scadenza dell’appalto della Ditta esecutrice in attesa dell’assegnazione della nuova gara. La settimana scorsa ho fatto un sopralluogo al Centro e ho visto passeggini, mobilia, lampade, abbigliamento e pure una pelliccia che giacciono lì ormai da mesi e che rischiano di essere buttati in discarica con un aumento dei rifiuti solidi a carico di tutta la comunità. Se non ricordo male, infatti, dopo sei mesi di permanenza di un oggetto nel centro del riuso, questo diventa automaticamente rifiuto e va portato in discarica. Inoltre, Il nuovo regolamento, ricalcando le linee guida regionali del 2016, per cui già vecchio, è denominato “Centro del riuso solidale” perché oltre a contrastare la cultura dell’usa e getta, a sostenere la cultura del riuso dei beni, vuole essere un luogo di sostegno alle fasce sensibili della popolazione consentendo di acquisire beni per gli usi e gli scopi dei beni stessi. Quindi non solo si è interrotta l’attività di cessione e prelievo di beni dal Centro del riuso, ma non si è neppure andati incontro ai bisogni delle fasce deboli».

«Gli assessori Balestrieri e Bracalente, sentiti sulla apertura del centro dichiarano che è pronta la manifestazione d’interesse: quindi finché ci saranno le dovute valutazioni delle proposte, la graduatoria, gli atti per l’assegnazione -esorta infine Annalinda Pasquali- si riapra il centro: non c’è alcuna motivazione perché debba rimanere chiuso a far depositare polvere, a meno che non pensino anche di favorire una nuova associazione… Quella dell’ ”Acaro felice”!»